TOTEM OF ABANDONMENT AND REBIRTH with Francesco Garbelli
Milan, 2022 / 1,30 x 2.10 mt - signs
"Totem of abandonment and rebirth" was born during an inspection by the two artists in an abandoned industrial area where they found signs of accident prevention and safety at work.
Hence the idea of removing the signs from the walls and reusing them to give life to a sculpture that, in its shape and appearance, reproduces a totem. The signs show icons as work tools or protective clothing such as shoes, gloves, helmets, etc. These elements, united together, form figures superimposed on each other, just as it happened in the totemic production of Native North Americans who sculpted the figures within a single large tree trunk. The wings, typical of totems, have a symbolic value: they represent the momentum from abandonment towards a rebirth. The discovery of the signs took place few days before the Venice Biennal opening: the main themes of the 2022 edition, the exhibited artworks and, last but not least, the "discovery" of the Italian Pavilion and its related disputes, led the artists to create the sculpture in this period. The intent was not to artificially reproduce the story of the factory, as in the Italian Pavilion, but rather to create in one of the many abandoned "cathedrals" of our post-industrial landscape, a monument dedicated to the people who lived and worked in that place, without using elements coming from the outside but only by using the signs physically located in the factory. The artwork doesn’t talk about working class, except in terms of redundancies or accidents and deaths at work.
"We perfectly know that the working class will not go to paradise. For this reason, with our sculpture we wanted to dedicate 15 minutes of poetry rather than fame".
/ IT
Il “Totem dell’abbandono e della rinascita” nasce durante un sopralluogo dei due artisti in un’area industriale dismessa in cui hanno trovato diversi cartelli di segnaletica antinfortunistica e sicurezza sul lavoro.
Da qui l’idea di rimuovere i segnali dalle pareti e riutilizzarli per dare vita ad una scultura che, nella sua forma e sembianza, riproduce un totem. I cartelli riportano icone come mezzi di lavoro o indumenti protettivi come scarpe, guanti, tute, caschi, etc. Elementi che, uniti tra loro, compongono delle figure sovrapposte una all’altra, proprio come avveniva nella produzione totemica dei nativi nord americani che scolpivano le figure all’interno di un unico grande tronco d’albero. In alto svettano le ali, anch’esse tipiche dei totem, che assumono un valore simbolico: rappresentano lo slancio dall’abbandono verso una rinascita.
Il ritrovamento dei cartelli è avvenuto poco prima dell’inaugurazione della Biennale di Venezia: sono proprio i temi principali dell’edizione del 2022, il materiale esposto e, non da ultimo, la “scoperta” del Padiglione Italia e le polemiche scaturite in seguito, che hanno spinto gli artisti a realizzare quest’opera in questo periodo.
In questo caso l’intento non è stato quello di riprodurre artificiosamente la storia di una fabbrica, come nel Padiglione Italia, ma bensì di creare in una delle tante “cattedrali” abbandonate del nostro paesaggio postindustriale, un monumento dedicato alle persone che in quel luogo ci hanno vissuto e lavorato, il tutto senza elementi provenienti dall’esterno ma solamente utilizzando i cartelli fisicamente collocati nella fabbrica.
Di classe operaia non si parla mai se non in termini di esuberi o incidenti e morti sul lavoro.
“Sappiamo bene che, citando un celebre film di Elio Petri, la classe operaia non è andata in paradiso, anzi, con la nostra operazione abbiamo voluto dedicargli 15 minuti, più che di celebrità, di poesia”.